Rispondo in ordine sparso alle tue affermazioni, spero con tono meno aggressivo del tuo, si tratta semplicemente di punti di vista e la mia richiesta di spiegazioni sugli effetti positivi del lapillo non era per prenderti in giro né per sottolineare una tua affermazione inesatta, semplicemente una richiesta, io non ne conoscevo ma mica sono l’enciclopedia delle piante …
La corteccia solo in molti anni, che io sappia, è in grado di modificare il pH del terreno, quindi ci si può immaginare quanto lo possa fare sopra un vaso … (ma il primo suggerimento di utilizzare la corteccia a Silvia lo hai dato tu e io non te l’ho contestato).
Il fatto che tu la questione paesaggistica del lapillo non la senta non significa che non esista in toto come argomento di discussione, anche a livelli più alti del mio e del tuo, e non mi impedisce di riportarne gli echi … ci sono dei principi ispiratori in chi crea giardini, come poi anche delle ‘regole base’ di progettazione, la prima delle quali è quella di ispirarsi al paesaggio circostante, non inteso come il giardino del vicino, ma al contesto nel quale si è inseriti (regola che può anche non valere per i terrazzi e per giardini di città, generalmente recintati e che, spesso, traguardano altri edifici)
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Faccio un esempio … io vivo in un paesino della Brianza, a ridosso di un parco naturalistico, direi anzi immerso nel parco (in cui la vegetazione principale è costituita da querce, carpini, pini silvestri, frassini maggiori, l’inevitabile, ormai, purtroppo, invasione della robinia, biancospini, un sottobosco di brughiera ed altro), e dalle forti radici agricole, ancorate al territorio; l’amministrazione comunale ha scelto di accentuare gli aspetti di richiamo al territorio nella selezione del verde pubblico, utilizzando, per le alberature stradali e nei parchetti per i bambini, soprattutto carpini, qualche quercia, frassini, leggere concessioni alle fioriture con il Prunus ’Pissardii’ e la Robinia ‘Casque Rouge’, gelsi a fare da punti focali in zone considerate ‘strategiche’ . In questo contesto stonerebbe un ulivo, e infatti non ce ne sono (tanto ce ne sono fin troppi nei giardini privati, con l’inevitabile corredo di sassi bianchi), e stona un’aiola sponsorizzata da uno dei giardinieri locali (e da lui ideata) che mescola alla rinfusa Nandine ‘Firepower’, Erica, Lonicera pileata, Edera, sovrastata da un lampione con da cui penzolano gerani parigini, il tutto condito con la pacciamatura di lapillo, e fronteggiata da un’altra con Lagerstroemia indica, Lavandula, Nandina e Erica, sempre con lapillo …
A parte la questione della mescolanza delle essenze (della quale pochi si accorgono), ciò che urta maggiormente (non solo me, il che significa che la questione è sentita anche da non addetti al settore) è l’uso del lapillo, se inserito nel contesto ambientale in cui mi trovo. Sono stata chiamata ad intervenire in un giardino a ridosso del bosco, in ombra per la maggior parte del giorno, in cui il giardiniere chiamato a dare una sistemata aveva proposto olivi, lavande, rose (una quantità industriale di rose non identificate in alcun modo e di ignota resa, soprattutto in quel contesto, ma questo è un altro discorso), contrassegnando le aiuole con sassi bianchi e pacciamando con del lapillo: il cliente era infuriato per l’uso del lapillo, la maggior parte dei suoi alberi sono conifere e Liquidambar … che cosa c'entra il lapillo??
Lo so che buona parte della corteccia venduta non è di produzione italiana, anzi so anche che spesso si consiglia di non usarla perché non è stata sottoposta a processi di sterilizzazione, ma non mi sembra un argomento utile per fomentare altro movimento di merci, ma questo è solo un mio punto di vista, quello di una che compera l’acqua minerale di sorgenti vicine e non quella che arriva da lontano, per non incentivare inutili trasporti, ma non cerco di imporre il mio come un punto di vista assolutamente indiscutibile, il mio ot diceva che ‘io preferisco’ ...
Io stessa utilizzo per i giardini una grande quantità di piante non autoctone, ma opero delle distinzioni di ambito, non le uso indiscriminatamente, e cerco di privilegiare il rispetto per il paesaggio, se posso, ma forse questo è frutto di una mia sensibilità e delle mie esperienze, che possono essere diverse da quelle di altri
Per tornare a bomba, invece, quando si dice ‘pacciamatura’ si intende dire la copertura del suolo con il lapillo e non il suo interramento; sotto questo punto di vista io sapevo che non apportava miglioramento alcuno, ecco il perché della mia richiesta.
Distribuire letame pellettato aiuta ad evitare la dispersione di calore, il letame stesso, poi, degradandosi ad opera degli agenti atmosferici, verrà mescolato al terreno, ed è opportuno favorire questo processo a fine inverno aiutandosi con una zappa.
Per quanto ne so io, non si usa in giardino, interrare il lapillo per migliorare la struttura del terreno, a questo scopo, di solito si preferisce apportare sostanza organica.
Ammendare (che è appunto il miglioramento delle struttura) è altra cosa dalla concimazione di un terreno, che consiste nell’apportare sostanze minerali, in agronomia i 2 concetti sono separati e sono fasi / mezzi della fertilizzazione; un buon ammendamento può avere, nel lungo periodo, quando la sostanza organica si è completamente mineralizzata, un effetto concimante.
Non ho capito, Ross, il tuo problema con l’azoto e quindi non riesco a darti una risposta
… azoto a parte, comunque, che se non assorbito immediatamente, dalle piante quando è azoto nitrico, viene perso, rimangono tutte le altre sostanze minerali, di cui le piante hanno bisogno.
Per le rose, inoltre, alcuni vivaisti consigliano in inverno anche un apporto (interramento) di leonardite, che è particolarmente ricca di sostanza organica, e che si trova facilmente nei consorzi agrari