Le specie aliene invasive: una riflessione utile

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xypod
00domenica 20 settembre 2009 19:53
Ho trovato questo articolo in Rete sul blog di Renato Bruni, docente di Scienze Erboristiche e dei Prodotti della Salute dell'Università di Parma. Mi sembra una riflessione condivisibile e stimolante, anche nei commenti: ecco il link

ANCHE I MARZIANI SONO VERDI

Un piccolo stralcio:

"Cosa sono le specie aliene invasive? Si tratta di animali, piante e microrganismi che per effetto del trasporto da un habitat all’altro trovano per varie ragioni ampie nicchie fertili in cui prosperare e moltiplicarsi a dismisura, in genere a causa dell’assenza di competitori diretti. (...)"

"Oltre ad una trasformazione del paesaggio ecologico ed ad una alterazione della biodiversità questo arrivo può incidere a vario titolo anche su aspetti economici come la produttività agricola o ittica, se arrivano ad esempio parassiti che nuociono specie di interesse commerciale o di interesse per l’uomo. Di solito si definiscono come IAS le specie che saltano da un ecosistema all’altro per effetto di attività antropiche: attaccate al fondo delle navi, adese ad altre specie viventi oggetto di commercio globale, deliberatamente introdotte in un continente dall’uomo per i suoi scopi. L’uomo è in genere considerato il vettore principale. (...)"

"Nella descrizione che spesso viene fatta parlando di IAS, le specie native vengono contrapposte a quelle esotiche, “aliene” apparentemente in virtù di una visione statica della natura, come se per essere” naturale” un ecosistema dovesse essere a) alieno dalla presenza umana e b) immutabile rispetto la percezione di esso a cui siamo abituati. Una dicotomia abbastanza schizoide se si riflette sulla posizione dell’essere umano rispetto alla Natura. Secondo gli scenari descritti le specie alloctone infestanti sembrerebbero quindi definibili come “biodiversità che minaccia la biodiversità per effetto della presenza dell’uomo sul pianeta”. Tornando ab ovo, l’impressione è che il tema della percezione della naturalità e del posizionamento che l’uomo da a sè stesso nella Natura condizionino in modo pesante la lettura di questo aspetto della biodiversità. A guidare questo tipo di descrizione sembra esservi, come si discute nei commenti di un altro post, una visione molto antropocentrica della relazione uomo-natura, fortemente viziata da una sorta di peccato originale per cui l’uomo di pone, lui si’, come alieno alle cose naturali. L’uomo non si vede nè si concepisce come realmente integrato negli eventi naturali, nelle dinamiche evolutive, ma si definisce “colpevole” di spostare specie viventi da un habitat all’altro. In realtà questo ruolo è condiviso con molte altre specie migratrici e sfruttato fin dalla notte dei tempi da piante, microrganismi ed animali per colonizzare nuovi ambienti, trovare nicchie ecologiche in cui far valere possibili vantaggi evolutivi acquisiti altrove ed incrementare una competizione che contempla per statuto l’estinzione, il cambiamento radicale e la messa in crisi delle situazioni statiche.(...)"

"Che cosa è dunque “naturale”?(...)"
=Traudi=
00lunedì 21 settembre 2009 08:08
quindi da oggi non si estirpano più erbacce campanelle e simili, lascerò diventare tutto naturale.
Magari sarebbe anche più affascinante
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