Hai ragione, Draco
Ma il punto, del cocumentario credo, e del mio ragionamento, non è tanto che queste persone siano "vittim" perché costrette a fare così. E' chiaro che si tratta di una libera scelta. Il punto semmai è stabilire PERCHE' certi modelli sono accettati e soprattutto perché sono tanto di successo.
E' chiaro che c'è una distorsione nella mentalità di base, sia degli uomini che delle donne. Come al solito, in parte per abitudine storica e socio-culturale, in parte perché tutto sommato è MOLTO più comodo e rassicurante, tutti amano pensare secondo stereotipi fissi.
E così abbiamo i modelli fissi della donna-velina sgambettante, dell'intellettuale brutta, della donna non bella e vistosa ma in compenso eccessiva e sguaiata (come se dovesse compensare una sua "disabilità), della donna che conquista una posizione "simile" a quella di un uomo ma a patto di essere aggressiva e sopra le righe.
Il punto non è tanto la scelta che fanno le singole persone che si presentano in tv, è la riproposizione ossessiva di questi modelli, che come tali vengono presentati e fanno presa sull'immaginario di chi guarda e non ha sufficiente senso critico per poter discriminare.
E' vero che "quelle" persone si sottopongono volontariamente a quelle umiliazioni, ma questo non toglie che certe situazioni NON dovrebbero essere presentate sul video, nell'ambito per di più di spettacoli di intrattenimento (penso alle scene della doccia o del tavolo trasparente).
In un paese veramente civile e avanzato, queste cose NON si dovrebbero vedere in televisione, e punto. E notate che non sto parlando delle cosce o delle tette, ma delle situazioni e dei ragionamenti.
E quando dico "non si dovrebbero vedere", non intendo che andrebbero censurate: intendo che non dovrebbero essere considerate "normali", se non addirittura positive, dal pubblico stesso. Ma questo presuppone l'esistenza di una maturità intellettuale e relazionale che gli italiani, evidentemente, non hanno.
Se fossimo davvero evoluti e civili, queste distorsioni dell'immagine femminile e, alla fine, umana in generale, non sarebbero così pervasive, ma sarebbero limitate ai giornali scandalistici e a poche tv locali. Sarebbero un fenomeno marginale, non generale.
Invece, in qusto momento, sono donne come la Gabbanelli a essere un fenomeno marginale. Purtroppo.
Xy, vorrei condividere il tuo ottimismo sulla "morte della tv" come fenomano di massa, ma credo che da noi questo risultato non sia ancora così vicino come può sembrare. C'è veramente tutta questa informatizzazione di base, tutta questa facilità di accesso al web e a strumenti alternativi? Io credo proprio di no.
E soprattutto: se comunque la mentalità della persone è questa, e gli strumenti che potrebbero cambiare le cose (come la scuola e l'università) vengono sempre più impoveriti (e non solo finanziariamente, sto parlando anche di serietà e di prestigio), anche l'accesso ad altri strumenti ne verrà comunque condizionato.
E' un serpente che si morde la coda.
Per quanto riguarda l'ottava di reggiseno, questo lo sento come un problema molto personale
Io non pretendo che gli uomini non mi guardino le tette (magari pretendo che lo facciano con una certa discrezione, ODIO quelli che sbarrano gli occhi come se non avessero mai visto una donna). E magari mi vesto anche in maniera da essere seduttiva, ma una cosa sono le relazioni "fisiche" con l'altro sesso, una cosa i rapporti intellettuali.
Io mi sono trovata spesso in difficoltà proprio perché (come tutti noi del resto) non faccio parte di una categoria preordinata: sono formosa ma non mi propongo in maniera aggressiva o vistosa, ho l'aria della bambolina ma non sono affatto svampita e inaffidabile (semmai sono anche troppo tedesca!), sono mite e gentile ma mi rifiuto di essere "patronizzata" (scusate, italianizzo il termine inglese perché in italiano non mi viene) e ho una sicurezza intellettuale che però non sento affatto il bisogno di sbandierare "tirandomela" troppo o mettendomi in competizione con tutti quelli che incontro (anzi, la mia competitività è estremamente bassa in generale...).
La contraddizione fra vulnerabilità e invulnerabilità, di cui si parla nel documentario, io la comprendo bene perché l'ho sempre vissuta: non ho mai voluto rinunciare al mio essere "femminile", alla gentilezza, alla mitezza, a un certo modo di vestire e di propormi, perché non li ho mai sentiti come antitetici alla mia intelligenza e alla mia cultura. Non ho mai cercato l'invulnerabilità come modello di vita, perché non è il mio modo di essere. Invece per molte persone questo mio "dualismo" è spiazzante: io dovrei essere o una fanciullina tremante in attesa del principe azzurro, o un'intellettuale angolosa e occhialuta dal sarcasmo sferzante: MAI e poi MAI tutte e due le cose insieme (e magari anche qualcosa di più).
Scusate la tirata personale, ma era per chiarire quale è stato il mio approccio a tutto questo...
Purtroppo valutare le persone secondo "gabbie" rigide è abitudine comune e, lo ripeto, molto comoda. Il guaio è quando queste gabbie sono DOMINANTI e soprattutto GLORIFICATE in quello che è, tuttora, il mezzo di comunicazione più usato e più influente.
Allora sì che non se ne esce più...