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Progettazione del verde professionale

Ultimo Aggiornamento: 22/11/2006 20:13
14/11/2006 11:00
 
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Eccomi qui, a raccontarvi qualcosa del corso di progettazione professionale che sto seguendo tutti i lunedì di novembre sempre alla Scuola Agraria di Monza. Sono 8 ore e devo dire che, mentre il primo lunedì (quello scorso) presa dell'entusiasmo non ho sentito la fatica della concentrazione, ieri raga è stato veramente una mazzata, stamane sono un vero straccio [SM=x718548]

In queste due lezioni abbiamo avuto due docenti, Emanuele Bortolotti, agronomo e Massimo Semola, architetto, entrambi molto validi. Ci hanno fatto scoprire il mondo della progettazione a livello professionale in modo estremamente accurato e affascinante, con l'impronta di chi esprime nel proprio lavoro una vera passione.

Ieri con Massimo Semola abbiamo visto dei progetti di giardini privati dalla fase del rilievo alla conclusione dei lavori (nell'arco di un anno) e solo così, guardando quelle foto, ti rendi davvero conto della fatica e dell'impegno che questo lavoro richiede e, in particolare, di quante persone coinvolge quando il progettista viene chiamato sin dalla fase "cantiere", quando la casa è a malapena pronta e tutto "il fuori" è ancora da pensare e da costruire! Infatti la lezione di ieri è stata praticamente di edilizia pura, il verde c'era sì ma nei lavori di Massimo ho avuto l'impressione che quasi si trattasse di un "di più", probabilmente in parte per le necessità specifiche dei casi che ci ha presentato ma anche per quello che proprio lui ci ha detto a fine lezione: la struttura resta, il verde cambia. Insomma quello che importa per lui è lasciare un'opera forte, che sia pronta ad accogliere un verde anche molto differente da quello con cui è nata, un verde che varierà a seconda delle esigenze che cambiano, del tempo che passa, dei proprietari che si succederanno ecc. ma la cui struttura sarà sempre un segno basilare e caratterizzante del luogo. Nei suoi lavori infatti le piante sono molto dosate, pochi alberi, scelti con molta cura e varietà ridotte e selezionate, mentre con Emanuele erano loro le vere protagoniste. Due approcci molto diversi ma entrambi ricchissimi di spunti da approfondire.
[SM=x718569]
14/11/2006 18:32
 
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ma perchè non abito vicino a te? [SM=x718547]
mi interesserebbe veramente tanto seguire un simile corso, ma che vuoi, nella vita o il clima o i corsi!

non puoi mettere foto, schizzi ,qualcosa?
14/11/2006 18:37
 
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Figurati, ecco una cosa che ho scoperto è che sono gelosissimi delle loro foto, ho chiesto se potevo trovarle da qualche parte e la risposta è stata proprio "NO", un vero peccato e sinceramente non so quanto senso abbia: capisco i progetti veri e propri ma le realizzazioni finali... Io se facessi quelle cose metterei le immagini dappertutto, sarebbe un'ottima pubblicità [SM=x718560] [SM=x718557]
21/11/2006 17:22
 
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Ieri è stato Ermanno Casasco, paesaggista molto noto, a farci lezione. E il suo sicuramente è un approccio molto diverso da quelli "studiati" dei due signori precedentemente citati: il suo slogan infatti è "prima fai il giardino e poi teorizzalo!" cioè inventati il perché l'hai fatto così! Detesta gli architetti [SM=x718563] Sì, perché lui da vero maestro, i progetti non li fa oppure quando li fa tende a renderli molto generici in modo da non permettere al cliente di "innamorarsi" di qualcosa che necessariamente poi varierà ancora e ancora durante la messa in opera. E' solo l'idea quella che per lui rende un giardino o un terrazzo diverso da un altro. In questo si distanzia molto da Semola per esempio, anzi si trova al suo opposto per certi versi e ha fortemente contestato il discorso: "la struttura rimane, il verde cambia". Lui invece ritiene che il verde, un certo tipo di verde ovvero le grandi piante, i grandi alberi, siano ciò che conta, perché saranno loro a rimanere, diventando dunque, con il passare degli anni, la vera "struttura" dello spazio progettato. Un muro si abbatte facilmente e senza rimpianti, ma un albero "maturo" è una ricchezza vera da lasciare a quelli che verranno. Insomma certamente quello che ha detto fa riflettere.
E poi ci ha mostrato terrazzi stupendi che ha creato a Milano e a Parigi, talmente popolati di piante da creare un microclima che permette a certe piante considerate come delicate di prosperare tranquillamente; per esempio l'arancio amaro lo ha consigliato a Milano dove con lui ha fatto faville senza coperture invernali di sorta mentre il plumbago è riuscito a crescere rigoglioso su un tetto di Parigi! Anche se di carattere non sembra affatto un tipo facile, è un vero mago, non c'è che dire [SM=x718536]

[Modificato da xypod 21/11/2006 17.25]

22/11/2006 15:41
 
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Re:

Scritto da: xypod 21/11/2006 17.22
Ieri è stato Ermanno Casasco, paesaggista molto noto, a farci lezione. E il suo sicuramente è un approccio molto diverso da quelli "studiati" dei due signori precedentemente citati: il suo slogan infatti è "prima fai il giardino e poi teorizzalo!" cioè inventati il perché l'hai fatto così! Detesta gli architetti [SM=x718563]

[Modificato da xypod 21/11/2006 17.25]




Mi è simpatico [SM=x718536] [SM=x718558] ....mi ricorda qualcuno!

Grazie, quello che scrivi è interessantissimo e le persone che "insegnano" veramente dei veri maghi! [SM=x718552]

[Modificato da Anto.. 22/11/2006 15.43]

22/11/2006 15:47
 
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Grazie Anto, sono contenta che tu lo legga con piacere [SM=x718569]

[Modificato da xypod 22/11/2006 15.48]

22/11/2006 20:09
 
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Ciao,

mi piace questa storia e per favore Xypod...se puoi...continua.

anch'io non vado d'accordo con le persone "studiate", un conto è la teoria e un conto è la pratica che ti porta alla conoscenza intrinseca delle cose e del perchè di determinate cose, specialmente quando si tratta di piante e di verde che anche solo una minimissima differenza di coltura fa la sua parte in positivo o in negativo.

Questa profonda conoscenza, vissuta sulla "tua pelle" aiuta nella progettazione di questo o quell'altro angolo verde o di inventarsi di sana pianta una cosa perchè il tal cliente "lo vuole"!!

Molte persone, piace una pianta e la vogliono, poi si disperano perchè quella pianta non cresce, si ammala, ecc. E' l'inizio, la consapevolezza che il luogo se non è proprio adatto.... forse è meglio lasciare perdere "quelle" piante e indirizzarsi su altre che ci permettono di vivere con loro bene, senza tanti grattacapi.
Spero di essere riuscita a spiegare il mio pensiero. [SM=x718567]
ciaociao
piera

[Modificato da pierabg 22/11/2006 20.13]

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