Cavoli, si parlava oggi con il Popo delle incredibili strategie difensive e "diffusive" dell'anacardo. Ricordo con nostalgia quando, a Bahia, abbiamo raccolto dagli alberi i frutti maturi del "cajù", come lì si chiama. E' forse il frutto più goloso che esista, questo dell'anacardo. A parte il meraviglioso colore, giallo con sfumature rosse più o meno accentuate a seconda della maturazione, che fa sembrare gli alberi come se avessero addosso tanti decori natalizi, il frutto in sè letteralmente "gronda" del suo dolce succo, gocciolando abbondantemente dalla punta... Gli animali si contendono il prezioso liquido che cade dai frutti morbidi. Sarà soprattutto il succo a ingolosirli, perché la polpa in genere è fibrosa.
Quello che non sapevo però è che il guscio del seme contiene un acido corrosivo, che ne rende molto complicata la lavorazione per estrarre quei semi a virgola che tutti conosciamo e che di solito si consumano tostati e salati. Insomma, sembra proprio che la pianta abbia sviluppato una tecnica tutta sua per proteggere i semi in modo che non vengano mangiati...
Ecco, ho trovato questa spiega:
"La trasformazione degli anarcardi è tutt'altro che semplice, il che spiega il prezzo degli anacardi sul mercato europeo. Il seme contiene un olio irritante che deve essere eliminato con il calore prima di essere estratto con molta cura per evitare di contaminarlo: solo il 10% della produzione grezza passa indenne attraverso le varie fasi della trasformazione e confezionamento. Gli anacardi in guscio vengono quindi tostati e poi sguasciati, operazione fatta per lo più a mano. Il frutto viene poi scottato per facilitare la rimozione della leggera pellicola scura che lo ricopre. Gli anacardi irrancidiscono in fretta e quindi è opportuno conservarli sottovuoto e non lasciarli per lungo tempo esposti all'aria."
[Modificato da xypod 01/05/2010 14:56]
Xy, Prov. MI